Dopo un periodo di pessimismo nero (e come non provarlo, con quel che sta succedendo nel mondo) ieri ho visto finalmente uno spiraglio per un futuro migliore, ho sorriso come non facevo da tempo, e mi sono sentita orgogliosa per l'impegno enorme di dieci ragazzi anche se ne conoscevo uno solo.
Sono uscita dall'aula magna con un sorriso felice stampato in faccia, ed ho camminato per le strade di Pisa continuando a sorridere, con negli occhi l'immagine di una bella e sana gioventù, del mio ex allievo commosso mentre mi regalava i suoi confetti rossi ed una stampa della sua bella tesi, dei suoi genitori emozionati ed orgogliosi, della gioia di questi ragazzi contornati da amici e parenti in uno dei momenti più belli della loro vita. Ho ancora il nodo in gola mentre lo racconto, e terrò in un angolo del mio cuore, tra i ricordi migliori, quelle ore che mi hanno fatto fare pace con questa generazione.
Tra i miei tanti impegni, in questi ultimi mesi ho dato una mano ad un allievo infermiere (da ieri dottore in infermieristica) per la stesura di una tesi decisamente inusuale e difficile sull'assistenza infermieristica ai pazienti trapiantati di fegato durante la procedura di fotoaferesi. Ne è venuto fuori un bellissimo lavoro di cui ci siamo sentiti entrambi orgogliosi, e benché io non abbia potuto, come lui tanto avrebbe desiderato, essere il suo relatore dato che non sono professore universitario, ho fatto salti mortali per essere presente alla sua discussione, per l'appunto ieri pomeriggio. C'ero andata per lui, per offrirgli fino in fondo la mia solidarietà e la mia esperienza, per vederlo attraversare il traguardo della laurea dopo tanta fatica, e pensavo di assistere alla sua discussione e poi andarmene.... e invece ci ho passato il pomeriggio, ascoltando con interesse e meraviglia ognuna delle dieci tesi discusse, ammirando l'impegno di questi ragazzi giovanissimi, il loro entusiasmo per questa professione tanto difficile, il loro contributo per renderla più valorizzata, considerata, autonoma, preziosa. Ho rivisto in loro il mio entusiasmo di tanti anni fa, quando ho scelto il mio lavoro sapendo a quanti sacrifici andavo incontro ma anche determinata a farmi valere, a cercare di rendere più qualificata e valorizzata questa figura tanto sottovalutata e bistrattata, per non dire a volte disprezzata. Nei trentacinque anni passati dal giorno in cui ho messo piede per la prima volta nella scuola infermieri, a quel tempo scuola regionale cui si accedeva dopo soli due anni di superiori, non ho mai perso il mio entusiasmo, non ho mai pensato di cambiare lavoro, ho perfino preso il diploma di maturità e poi la laurea per non sentirmi un passo indietro rispetto alle nuove leve, e ricordo con orgoglio ed emozione il giorno in cui, ultraquarantenne, ho discusso la mia tesi in quella stessa aula magna dove ieri mi sono emozionata di fronte a quei dieci ragazzi che ho ascoltato uno per uno con l'orgoglio di una mamma. Avrei voluto far loro i miei complimenti, abbracciarli, dire loro di non mollare mai, di non perdere mai questa loro voglia di fare, di dimostrare al mondo quanto bella è la nostra professione, di non lasciarsi mai sopraffare dalla routine ospedaliera che troppo spesso schiaccia la volontà e l'entusiasmo anche dei più volonterosi. E come donna mi sono sentita orgogliosissima delle due belle ragazze, tanto belle da poter essere fotomodelle, che hanno ottenuto tra applausi e lacrime centodieci e lode ed il complimento sincero del direttore del corso di laurea.... in un momento in cui l'immagine della donna che l'Italia sta offrendo al mondo è purtroppo ben diversa da quella vista ieri, ed in cui sembra quasi che una bella donna possa desiderare solo di diventare una escort o una velina... bellissimo sentirle parlare delle loro ricerche, sentire la loro passione ed il loro amore per questo studio tanto difficile e per questa professione tanto bella quanto poco amata.
Sono uscita dall'aula magna con un sorriso felice stampato in faccia, ed ho camminato per le strade di Pisa continuando a sorridere, con negli occhi l'immagine di una bella e sana gioventù, del mio ex allievo commosso mentre mi regalava i suoi confetti rossi ed una stampa della sua bella tesi, dei suoi genitori emozionati ed orgogliosi, della gioia di questi ragazzi contornati da amici e parenti in uno dei momenti più belli della loro vita. Ho ancora il nodo in gola mentre lo racconto, e terrò in un angolo del mio cuore, tra i ricordi migliori, quelle ore che mi hanno fatto fare pace con questa generazione.