mercoledì 4 febbraio 2009

Silvia, rimembri ancor....

Terzo giorno, l’ultimo spero, inchiodata in casa da un brutto mal di schiena, comincio a sentirmi in galera e neanche il mio amato computer riesce a darmi gioia. Mi sono riletta comunque le poche pagine di questo blog chiedendomi come sempre se non passerò da rincoglionita agli occhi del mondo, o meglio degli amici che capiteranno su questo sito o delle mie figlie che ovviamente ci fanno ogni tanto una giratina (con quale spirito? boh…). Ma nello stesso tempo non me ne importa… mi piace scrivere, far volare le dita sulla tastiera e far volare i pensieri senza troppo controllarli, fermarli sullo schermo come un tempo li fermavo sulla carta, godendomi la quiete dei momenti in cui mi dedico a me stessa scrivendo, come altre donne vi si dedicherebbero truccandosi o dandosi lo smalto sulle unghie.
Leggendo le pagine già scritte, mi accorgo di aver parlato poco o niente di Silvia… la mia peste di bimba, che fin da piccolina mi ha fatto dannare col suo carattere impossibile. Quattordici anni tra circa un mese… e sono quattordici anni che almeno una volta al giorno mi fa arrabbiare, ma almeno due  volte mi fa anche sorridere e scoppiare di orgoglio per le sue risposte pronte e la sua intelligenza, per il suo spirito indipendente, per i suoi principi sani, per la sua curiosità, per il suo spirito di osservazione, per il suo amore incondizionato per gli animali e gli esseri indifesi in generale, per il suo interessamento a cose più grandi di lei che non sempre capisce ma non per questo rinuncia a capire… Chiusa al dialogo se si tratta di se stessa, aperta se l’argomento non è lei, chiacchierona solo se ne ha voglia, altrimenti muta come una tomba… bella come il sole e, come molte adolescenti, convinta di essere bruttissima, e naturalmente il mio giudizio per lei non conta nulla. Un mistero per quanto riguarda i ragazzi, ce ne sarà almeno uno che le piace? Non so, non ne parla, ovviamente.
Quando è nata avevo paura che Erika ne fosse gelosa, così ho sempre cercato di dividermi in due, dando ad entrambe la stessa dose di coccole ed attenzioni… ma  ho capito fin troppo presto che non era Erika quella che rischiava di ingelosirsi! Silvia ha camminato presto da far paura (10 mesi!) e parlato poco dopo… una delle prime cose che ricordo di lei sono i suoi urli e calci ad Erika quando la coccolavo: "mia! mamma è mia!!! ", urlava a sua sorella. La brontolavo, dovevo farlo, tuttavia intenerita da quelle manifestazioni che comunque parlavano d’amore. Mi chiedevo tuttavia, se il buongiono si vede dal mattino,  come sarebbe andata la giornata! Risposta: un macello. Richieste di attenzione che si manifestavano in ogni occasione, a partire dalla sua testardaggine a non voler lasciare il pannolone malgrado i suoi tre anni, dal volere un ciuccio di colore diverso a secondo del suo umore, dal non voler indossare quello che le avevo preparato, dal buttarsi in terra urlando se contraddetta o spinta a fare qualcosa che non voleva,  ed episodi di questo tipo a non finire… mi arrabbiavo come non avevo mai fatto con  Erika che è sempre stata dolcissima e ragionevole, e qualche volta mi è scappato anche qualche sculaccione… Nello stesso tempo, ho dei ricordi dei suoi primi anni di vita che sono entrati a fare parte della storia… ne racconto due per tutti. 
Un mattino in cui eravamo sole in casa, lei avrà avuto due anni, mi seguiva come un’ombra mentre io mettevo un po’ d’ordine. Raccogliendo un suo pannolone dal pavimento del bagno le ho chiesto di portarlo nel secchio della spazzatura, e lei mi ha detto fermamente di no. "Come sarebbe a dire", le ho chiesto io, "allora non mi vuoi più bene?" E lei, serissima: "sì, ma ti voglio solo bene! "
Una sera mi porta un suo giocattolino: "mamma è rotto, me lo aggiusti?" . C’era solo una molla fuori posto, ed in pochi secondi il giocattolo era riparato. "Fatto, tesoro, hai visto come sono stata veloce? Veloce come una fatina". E lei, convinta: "no mamma, io direi che sei stata veloce come una peta! ".
Da allora, in casa nostra per dire che dobbiamo fare in fretta, diciamo tutti: dobbiamo essere veloci come pete!!!
E di cose così potrei raccontarne a centinaia… Uscite che sono entrate nella storia di casa nostra, e che vorrei aver scritto una ad una per non dimenticarle mai.
Crescendo c’è stata la fase delle bugie dette con occhioni ingenui, dei brutti voti nascosti fino all’inevitabile, del vestire esclusivamente con tute da maschio, del rifiuto della carne perché appartenente ad un animale, del portarmi in casa girini per assistere alla loro metamorfosi, topi sottratti alle mandibole di un gatto, uccellini feriti, insetti di tutti i tipi da osservare se vivi, da sezionare e guardare al microscopio se morti… Se mi sono appassionata all’astronomia lo devo a lei che una sera, dovendone osservarne la posizione in varie ore, mi ha indicato la costellazione di Orione e mi ha coinvolta nei disegni che doveva fare come compito per scuola. Per la sua comunione, mentre le altre bimbe chiedevano orecchini e braccialetti, lei ha voluto il microscopio, la macchina fotografica, il binocolo ed il telescopio. La sera in cui per la prima volta abbiamo, con l’aiuto di un amico, montato ed usato il telescopio ci siamo definitivamente innammorate del cielo… ma mentre io continuo a cercare i pianeti ed a sognare di fronte alla luna, lei è volata ad altre passioni, passando dall’astronomia all’equitazione alla chitarra e poi chissà… 
Una delle giornate memorabili della nostra famiglia è stata quella della primavera 2006 in cui, al ritorno da scuola, si è presentata in casa con in braccio un uccello marrone di una quindicina di centimetri, sporco, puzzolente, che si ribellava alle sue mani e cercava di beccarla, decisamente arrabbiato… "mamma. l’ho salvato da un cane, non ce la fa a volare, forse è ferito… ". Sono rimasta senza parole nel guardare quel becco decisamente da rapace, del tutto impreparata sul da farsi. Così lo abbiamo messo nella gabbietta del gatto, lo abbiamo osservato constatando che non sembrava ferito ma solo piccolo ed incapace di volare, e poi ho cercato sull’elenco la LIPU, scoprendo che a Pisa non esiste, per poi ripiegare sul WWF. Da un volontario ho saputo che probabilmente il trovatello di Silvia era un piccolo gheppio, e che sarebbe venuto qualcuno nel pomeriggio a prenderlo per portarlo in un’oasi protetta dove lo avrebbero tenuto fino a che non fosse diventato indipendente. Silvia non sapeva se essere felice o dispiaciuta… dopo una ricerca su internet che ci ha confermato che si trattava di un piccolo di gheppio, lo ha battezzato Gheppi, gli ha dato da mangiare i suoi wrustel, gli ha fatto un sacco di foto, lo ha accarezzato a lungo per tranquillizzarlo quando lanciava i suoi richiami disperati ("forse chiama la sua mamma?"), ma soprattutto era triste perché non poteva tenerlo con sé: si tratta infatti di un tipo di falco, animale protetto che è proibito tenere in cattività. Quando è venuto il volontario del WWF a prenderlo, Silvia aveva un musetto triste triste, anche se dopo mi ha detto con orgoglio: "mamma, gli ho salvato la vita!"












Eccolo qui, Gheppi il gheppio, nella gabbietta del gatto… arruffato, spaventato, ed oggi probabilmente splendido falco che plana libero nei cieli del Mugello (là si trova il centro di assistenza dove l’ha portato il volontario del WWF).



Qualche tempo dopo c’è stato un altro episodio rimasto famoso… Silvia trovò una mantide religiosa, e le costruì un habitat in una scatola da scarpe. La tenne in casa tre giorni, osservandone movenze e comportamenti, mentre io mi sforzavo di superare la mia avversione per gli insetti di grossa taglia senza riuscirci un granché. Quarto giorno, notiamo che Manti è un po’ mogia, così Silvia decide di riportarla dove l’ha trovata, e la adagia sul ramo di un albero. Due o tre ore dopo le chiedo: "sei andata a vedere se Manti è sempre lì?". E lei: "no, mamma, ho troppa paura di trovarla morta. Preferisco pensare che se ne sia andata in giro, che abbia trovato un maschio, che ci si sia accoppiata, che se lo sia mangiato, e buon per lei". Il tutto con grande serietà.
                                                    
                    
                                   
Manti la mantide

Insomma una ragazzina molto speciale, Silvia… speciale nel suo rapporto con gli animali, che ama e rispetta, ed anche in quello con le amiche, cui è molto fedele… non sembra avere niente delle vanità tipiche delle ragazze della sua età, odia dover mettersi in mostra ma sa mettersi in gioco, sceglie la strada migliore e non la più facile, e malgrado il suo carattere difficile è la figlia migliore che una mamma possa desiderare. Ma non diteglielo!!!
  1.  Erika scrive:
    :-) …..mamma non lo bloccare questo blog….mi fa sempre piacere leggere quello ke scrivi….e scoprire magari cose ke non so (come ad esempio in questo intervento…hai racconato episodi di silvia ke non mi ricordavo o ke forse non sapevo xkè troppo pikkola) e poi sono anke curiosa….kiss
  2. Anna scrive:
    Perché dovrei bloccare questo blog? Se fa piacere a te leggere, a me fa piacere scrivere… baci a te, principessa

1 commento:

  1. Forse tra qualche mese sarò mamma per la prima volta, forse è la gravidanza che mi fa essere così emotiva..ma in questi commenti ho rivisto mia madre e i suoi modi con noi. Spero che un giorno sarò anch'io una madre in gamba come si evince dalle tue parole ^_^ *Althea*

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