sabato 28 marzo 2009

 Addio Alessandro 
                              
La vita è un prestito… a te è stato chiesto troppo in anticipo di restituirlo.

domenica 22 marzo 2009

Tristezza

Ieri sera dal lucernario della mia camera, al buio e sdraiata sul letto, ho notato che ormai Orione è scomparso dal mio piccolo angolo di cielo, mentre la costellazione dell’Orsa  Maggiore col suo Grande Carro, maestoso e solitario in questo cielo troppo contaminato dalle luci umane, mi tiene compagnia verso la mezzanotte. Dopo due giorni troppo difficili, è stato forse il primo momento di pace autentica.
Oggi, secondo giorno di primavera. Mi sono svegliata prestissimo, mi sono fatta  il solito bidone di caffè lungo, l’ho sorseggiato seduta sugli scalini del mio terrazzo , respirando l’aria  fredda e guardando il cielo terso, i primi fiori del mio giardino, la mia gattina che mi osservava curiosa, la luce chiara delle prime ore del mattino,  alla ricerca di qualcosa di bello che mi facesse affrontare questa giornata con meno tristezza delle ultime due.
Sto passando un brutto momento e prima che con chiunque altro devo parlarne con me stessa, sviscerarlo, analizzarlo, ridimensionarlo, ucciderlo.
Brutto prima di ogni altra cosa perché in questo periodo, o meglio da molto tempo, non riesco a comunicare con la mia figlia maggiore. Abbiamo passato molti brutti momenti in questi ultimi quattro o cinque anni, momenti in cui abbiamo litigato, in cui non ci siamo parlate, in cui mi sono disperata ed ho pianto ed ho fatto di tutto per scuoterla, per aiutarla a venir fuori dalle sue ossessioni, per guidarla sulla strada giusta, senza mai raggiungere il mio scopo se non quando qualcun altro ha deciso per lei… ci sono stati giorni, settimane intere in cui non ci siamo quasi rivolte parola, in cui ho voluto aspettare che fosse lei a fare il primo passo visto che per tutta la vita sono stata io a farlo, ma ho sofferto come un cane in quell’attesa infinita. Ci sono stati tanti giorni "no" nella nostra vita di mamma e figlia… ma sento questo come il peggiore, quello in cui la mia impotenza è totale, in cui non sono capace neanche di offrirle una spalla su cui piangere, semplicemente perché lei né ammette di averne bisogno, né tantomeno la accetterebbe. Ieri sera è uscita finalmente con un gruppetto di persone, carina e disinvolta come poche altre volte, salutandomi a malapena con un veloce ciao, niente baci, niente mamma come sto, niente di tutto ciò che vorrei. Me la sono cercata? In parte forse sì. So bene che si sente offesa per quello che le ho detto pochi giorni fa, e sicuramente sono stata più dura di quel che volevo visto che ero furiosa per il suo comportamento, ma più che per rabbia ho agito per il bisogno ed il desiderio di scuoterla, di metterla di fronte alla sua realtà di ventenne che sta vivendo la sua età attaccata a sogni assurdi anziché cercare di costruirsi intorno un mondo reale, concreto, fatto di amicizie conquistate e non create in chat, fatto di piccoli mattoni messi su uno alla volta, uno accanto all’altro a costruire un muro solido e non un castello di carte fatto di fantasie romantiche che non hanno niente a che vedere con la realtà… Lei non sa quanto la capisco e quanto ho paura per lei, per la sua fragilità, per la sua incredibile predisposizione ad attaccarsi alle persone sbagliate ed alla sua incapacità di staccarsene anche quando la deludono… continuo ad aspettare che apra gli occhi, che cresca seriamente e non solo anagraficamente, che accetti il fatto che isolarsi volontariamente  dal mondo per quattro anni è stato un errore gravissimo, che sta pagando in prima persona, ma che è ancora in tempo a rimediare… se lo vuole.
Poi c’è il turbamento della mia figlia più piccola. Si è comportata da persona matura affrontando una situazione molto delicata, per rimanere poi terribilmente delusa proprio dalla persona adulta a cui si era rivolta e dalla quale si aspettava aiuto. Ho passato il pomeriggio di ieri a rassicurarla sul fatto che lei non ha sbagliato come crede, che non ci saranno conseguenze e che tutto svanirà in una bolla di sapone, ed abbiamo guardato insieme un film che a lei piace molto, per starle vicino, per distrarci entrambe,  ma ho covato per tutto il pomeriggio rabbia e delusione nei confronti di quel mondo minaccioso, ricattatorio, aggressivo, despota che le sembra in questo momento il mondo degli adulti… e come darle torto?
E infine il lavoro… questo lavoro che amo in modo viscerale, questo lavoro che assorbe tanta parte della mia energia e della mia vita, questo lavoro che preso come professione in se stessa è bellissimo, ma preso come carico psicologico della sofferenza altrui è un disastro. Sono ormai trent’anni che mi sono diplomata, e trentatré che assisto i malati, ma in tutti questi anni non sono mai riuscita ad isolarmi dal loro dolore, dalle loro storie personali, non sono mai riuscita come si dice a farmi crescere un po’ di pelo sullo stomaco. Venerdì sono stata male tutto il pomeriggio per aver assistito alla sofferenza di un ragazzino che ha più o meno l’età delle mie figlie e la cui vita è appesa ad un filo, per aver sentito le sue disperate richieste di aiuto alla sua impotente ed angosciata mamma, per averlo sentito chiedere di morire pur di non soffrire più così. Mi sento straziata per lui, per sua madre, vorrei essere meno impotente, vorrei poter afferrare quel dolore, strapparlo in mille pezzi e disperderlo nel vento e non sono capace invece che di dire poche frasi banali di incoraggiamento che non servono a niente se non a farmi sentire stupida ed inutile. Mi sforzo di essere professionale, monto la macchina che lo aiuta a stare in vita con precisione maniacale, seguo tutta la procedura senza staccare gli occhi dal monitor, dal display della macchina, dai tubi in cui scorre il sangue,  e mi sento col cuore a pezzi e l’anima sanguinante.
Dov’è quel dio giusto nel quale tanto credevo mille anni fa? Quale peccato doveva scontare quel ragazzo quando è iniziato il suo cammino sulla strada della sofferenza? Vorrei una risposta e non l’avrò, vorrei un miracolo e non credo ci sarà… se sapessi pregare ora lo farei, lo farei per quel ragazzo e per sua madre, lo farei se solo pensassi che serve a qualcosa, lo farei se credessi che oltre quelle magnifiche stelle che in questo momento riempiono il cielo al di là del mio lucernario esiste qualcuno, qualcosa che ha una qualche influenza sulla vita umana. Solo che non ci credo più, e di conseguenza non so più pregare, né chiedere. Posso solo sperare nella capacità umana, in quella di un bravo medico, di un ottimo chirurgo, e nella forza di un ragazzino che sta chiedendo aiuto. E posso chiedere a me stessa di non sentirmi triste per le mie figliole, loro stanno bene, stanno solo vivendo un processo di crescita, ma sono sane e fortunate, ed io non ho il diritto di dire che mi sento triste per loro.
So che tutto si risolverà. Altre madri non possono dirlo.


2 risposte a Tristezza

  1. paola scrive:
    Anna….alle 9.30 del mattino,sono qui a leggere questa pagina.Sei una donna e d una madre stupenda.molte delle cose che hai scritto sai che le condivido pienamente..difficile fare la madre,difficile essere una figlia.adesso noi stiamo vivendo forse tutte e due le cose.anche noi eravamo un po\’ cosi\’.Sai benissimo anche tu i problemi che io ho con Désirée………..
  2. Agnese scrive:
    Arieccomi qui a piangere come una bimbetta! Soffro per quel ragazzino che non conosco e per sua madre… Non è possibile che succedano queste cose! Dio non esiste perchè se ci fosse un dio non permetterebbe tutto ciò! Io ne sono certa!Anche io amo il mio lavoro ma negli anni non ho saputo metabolizzare tutte le storie difficili che ho incontrato e adesso, dopo 20 anni, anche una piccola cosa mi manda nel panico totale perchè non riesco ad accettare la sofferenza altrui!Che situazione!Per quanto riguarda la prima parte del tuo diario… beh lo sai che ti capisco benissimo e che ti sono vicina col pensiero e col cuore… E\’ vero, siamo fortunate perchè le nostre figlie stanno bene ma ciò non ci esonera da essere preoccupate per loro, da soffrire degli erroi che fanno e da essere in apprensione per il mondo che c\’è fuori… spesso un bruttissimo mondo…Cosa augurarci? Che trovino presto la loro strada e che sia giusta e le renda almeno serene (che sarebbe già molto!)…