sabato 24 dicembre 2011

Natale, odore di pioggia, voglia di pace

 
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E' la vigilia di Natale, e piove.

Amo l'odore che emana il mondo quando vi cadono le prime gocce di pioggia, quell'odore di terra bagnata che arriva direttamente al cuore e risveglia emozioni sopite, quelle di una ragazzina malata di solitudine che sotto la pioggia amava camminare senza riparo. Quella ragazzina è ancora in me ed ancora ama camminare sotto la pioggia senza ombrello, il viso rivolto al cielo a ricevere il dono di quelle gocce fresche, incurante dei capelli che si inzuppano d'acqua e degli sguardi di chi la incrocia ed ha scritto in faccia ma guarda questa matta.

No, non sono matta. Sono una che ama la vita, che ama questo mondo malato al di là di ogni ragione. Amo ogni giorno che vivo, e lo vivo cercando di non farmi sfuggire neanche la più piccola sensazione. Lo facevo anche quando la mia vita era più spensierata di adesso e non mi sfiorava l'idea, come mi capita oggi, che il giorno che vivo potrebbe essere l'ultimo; o magari, peggio, che potrebbe essere l'ultimo felice. In quell'età in cui le ragazze amano la discoteca, io spesso nelle giornate di primavera o estate uscivo dal casolare di campagna in cui abitavo e mi immergevo tra i campi verdi e gialli, cercavo l'ombra di un albero e mi sdraiavo a leggere, immersa in un silenzio rotto solo dal canto di qualche uccello ed in quei profumi che sapevano di buono, di Dio (ci credevo, allora), di quella malinconia adolescenziale nella quale mi crogiolavo senza capire quanto fossi felice in quelle ore di pura libertà. Non esistevano i cellulari a quel tempo, e mi allontanavo sempre abbastanza da non sentire la voce di mia madre che mi chiamava. Rientravo al tramonto, inseguita da nuvole di zanzare, di corsa tra spighe e fiori, immusonita al pensiero di dover rientrare e di lasciare quei profumi,  quel silenzio. A volte, immersa nella lettura, non mi accorgevo della luce che cambiava, dei tuoni che in lontananza spezzavano il silenzio, e quando il temporale arrivava mi sorprendeva indifesa, e mi costringeva a rientrare di volata in una corsa allegra contro il tempo e contro quei goccioloni freddi che mi arrivavano addosso mentre l'aria si riempiva di quel profumo unico  di quando inizia a piovere, e che assaporavo a pieni polmoni. Non lo sapevo, quanto ero felice. Non sapevo quanto avrei rimpianto quella spensieratezza, quella libertà, quell'essere padrona del mio tempo e di me stessa senza esserne cosciente, e senza saperne godere.

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E' la vigilia di Natale e piove. Una pioggerellina fredda, un sentore di neve che mi ricorda la mia infanzia ed i miei inverni bianchi, una di quelle giornate in cui il fiato diventa una nuvoletta, le mani gelate ed il naso rosso. E' la vigilia di Natale, e  tra poco la mia famiglia intera si riunirà per aspettare insieme la mezzanotte, un bambino nato più di duemila anni fa, ed un buffo signore dalla barba bianca e dal sacco pieno di doni scelti con cura ed amore. E' la vigilia di Natale e mi piacerebbe che per una notte, per questa notte magica si fermassero le guerre, le ingiustizie, gli orrori di cui questo mondo è troppo colmo, e che questa pioggia lavasse il sangue di troppe vittime innocenti... e domani, qualcuno dicesse: basta, non ricominciamo, è così bella la pace.

E' questo che auguro a tutti voi per questo Natale... pace. Una giornata di pace, che sia solo la prima di una serie infinita. Pace, mentre la pioggia cade sul mondo. Pace.

Auguri di cuore, a chiunque passerà di qua.

domenica 23 ottobre 2011

Bianca, una vita spezzata

Bianca aveva vent'anni ed era bellissima. Bionda, occhi chiari, fisico da fare invidia ad un'indossatrice. Studiava in Toscana, lontano da casa, per realizzare quei sogni meravigliosi che tutti abbiamo fatto a vent'anni.

L'ho conosciuta in terapia intensiva, una notte in cui mi sono recata da lei in urgenza per una plasmaferesi. Il suo fegato aveva smesso di funzionare in seguito ad una epatite fulminante, ed era in attesa di un trapianto in superemergenza nazionale, situazione che si crea quando il paziente è in serio pericolo di morte e non si può aspettare che in zona ci sia un donatore compatibile, per cui l'emergenza si estende a tutta la nazione ed il primo organo disponibile, anche controgruppo se necessario, viene trapiantato al paziente. Nel frattempo, per mantenerlo in vita, si sostituisce grazie alla plasmaferesi, procedura in circolazione extracorporea, qualche litro di plasma del paziente con altrettanti  litri di plasma da donatore sano.... e questo due volte al giorno finché il trapianto non risolve la situazione, per compensare al mancato funzionamento del fegato.
Lei mi ha colpito per la giovane età, era poco più grande della mia figliola maggiore. Per la bellezza, malgrado le condizioni ben poco favorevoli. Per la determinazione e l'ottimismo, pur cosciente di quel che le stava succedendo. E come altre persone incontrate in questo lungo difficile cammino di infermiera, oggi occupa un posto speciale nel mio cuore.
Mi osservava con attenzione mentre preparavo la macchina, volle sapere tutto quello che stavo facendo e perché, spinta da una curiosità colma di speranza. Sapeva che la sua vita era appesa ad un filo ma non aveva niente di quella paura che spesso spinge i pazienti a chiudere gli occhi e rinchiudersi in un mondo tutto loro. Lei aveva gli occhi spalancati sul mondo, e quella notte su di me. Mentre la macchina lavorava, parlammo per ore. Mi raccontò tutto di sé. I suoi sogni, la sua vita. Soprattutto quel suo desiderio di diventare una brava giornalista, ed il piacere che ricavava dal raccontare storie ascoltate da altri.  E all'improvviso, trovandomi del tutto impreparata, mi chiese: "Raccontami una storia. Quando guarirò, la scriverò per te, in ricordo di questa notte e per ringraziare un'infermiera dolcissima". Mi venne un groppo in gola e cercai di glissare: "Non è così speciale la mia vita, non da scriverci una storia"... e lei mi rispose "lo è di sicuro, perché tu sei una persona speciale".
Allora iniziai a parlare. Mentre il suo sangue scorreva nella macchina che si sostituiva momentaneamente al suo fegato, le raccontai un episodio della mia vita che poche persone conoscono.  A lei, una perfetta sconosciuta, raccontai una cosa profondamente mia. Lei mi stringeva la mano e non staccava gli occhi da me. Quando la procedura finì avevamo tutt'è due gli occhi lucidi, e benché fossi molto stanca mi dispiacque salutarla. Ci vediamo presto, Bianca... mi raccomando sii serena. Le diedi un bacio sulla fronte, lei mi ringraziò e  finalmente chiuse gli occhi lasciandosi andare al sonno.
Nei due giorni successivi, a turno i miei colleghi si recarono da lei portandomi notizie sempre peggiori. Da uno stato soporoso entrò in coma nel giro di due giorni. Quella ragazza coraggiosa non riusciva più a difendersi dagli attacchi di quel maledetto mostro. Quando entravo o uscivo dall'ospedale, guardavo le finestre della terapia intensiva e pensavo tieni duro Bianca, ce la devi fare. Poi la buona notizia: un organo disponibile, la portano in sala operatoria tra poco.
Ma il suo destino non era in sala, dove non arrivò mai: un arresto cardiocircolatorio mise fine ai suoi sogni, ad un passo dalla probabile salvezza.

Bianca rimarrà sempre in un angolo del mio cuore, tra le troppe vite spezzate che ho incontrato sulla mia strada di infermiera. Ho sofferto per molti di loro, ma spesso sono riuscita ad usare la mia competenza e la mia professionalità per non farmi coinvolgere, per difendermi dal dolore. Per Bianca, come per Alessandro, come per troppi altri giovani e meno giovani, non sono riuscita a non piangere, ed il tempo non ha cancellato il loro ricordo e quel dolore.

Di Bianca credo di aver parlato solo a mio marito, al momento in cui la conobbi. So bene perché solo oggi, dopo almeno tre anni, ho deciso di parlarne qui, per chi vorrà leggere e pensare, come sto facendo io, a quanto fragile e preziosa è la nostra vita, a quanto amore certe madri non possono più dare, a quanti figli se ne vanno lasciando un vuoto incolmabile, un dolore infinito. E di nuovo come tante volte penso: abbracciamoli forte i nostri figli, facciamo pace con loro se ci abbiamo litigato, non lasciamo che stupidi battibecchi ci portino a dire cose che non pensiamo davvero, diamo loro senza vergognarci quei gesti per i quali forse protesteranno, ma che raccontano loro del nostro amore... diciamo loro quanto sono fortunati perché sono sani, e quanto siamo fortunati noi che li abbiamo vicini. Facciamolo per ogni madre che non ha potuto trattenere suo figlio a sé.




La speranza è un essere piumato che si posa sull’anima,
canta melodie senza parole e non finisce mai.
La brezza ne diffonde l’armonia,
e solo una tempesta violentissima
potrebbe sconcertare l’uccellino
che ha consolato tanti.
L’ho ascoltato nella terra più fredda
e sui più strani mari.
Eppure neanche nella necessità
ha chiesto mai una briciola – a me.

Emily Dickinson

martedì 4 ottobre 2011

Addio ragazza coraggiosa

Anna staccato Lisa non ce l'ha fatta.

Avevo messo il suo blog tra i preferiti e lo leggevo col cuore stretto, addolorata e nello stesso tempo ammirata dal suo coraggio, dalla sua forza, dalla sua ironia, dal suo grande amore per la vita.
Ha lottato fino all'ultimo, senza quasi mai dimenticare di sorridere, di guardare avanti, e scrivendo con il suo solito entusiasmo, appena nove giorni fa, il 25 settembre, della sua intervista a Studio Aperto. E' stato il suo ultimo post.

Era stanca di soffrire, e certo avrebbe voluto che quella incredibile notorietà non fosse arrivata dal suo modo così unico, così incredibile di affrontare la malattia. Ma forse quella stessa notorietà, che ha fatto sì che il suo matrimonio fosse ripreso come un evento straordinario, l'ha aiutata ad affrontare quel momento a cui nessuno di noi è mai veramente preparato, quel momento in cui si è completamente soli, quel momento in cui si abbandona la vita terrena e forse, voglio cercare di crederci ancora, se ne inizia una migliore, dove la sofferenza non è più di casa.



Incollo qui uno dei suoi tanti post, non il più commovente perché lo sono tutti, diciamo uno di quelli in cui traspare in modo particolare quel suo spirito semplicemente unico:


10 agosto 2011

La notte delle stelle cadenti




L'elastomero ed io non siamo molto amici.
Io cerco di essere carina con lui: gli ho messo un bel vestitino di tulle bianco e l'ho attaccato al pigiama con una spilla fatta a fiore (ne ho una blu, una bianca e una rosa... in modo da poterla abbinare ai pigiami...!!!). Lo controllo spesso, ci parlo, ma evidentemente non gli basta perché: - si ferma e non rilascia più morfina; - oppure va a tutta birra e mi fa fare dosi doppie di morfina con il conseguente stordimento che ne deriva. Ecco perché in questi giorni non son stata benissimo: o avevo dolori pazzeschi, o avevo una gran sonnolenza, un gran stordimento e mi ritrovavo a dormire per ore oppure  a dire cose senza senso. Il respiro invece va meglio: ieri mattina ho fatto una passeggiatina con "Qualcuno" da camera mia fino al salottino dove c’è la macchina del caffè. Ah, senza ossigeno, s’intende. Ed è stato emozionante. Stanotte, invece, ho avuto i miei soliti dolori pazzeschi, mentre oggi ho dormito praticamente tutto il giorno. E vabbuò. Elastomero e morfina a parte, le notizie degne di nota sono due: 1)      il mio soggiorno sarà più lungo del previsto. Pensavo/speravo di poter tornare a casa a breve, ma mi sbagliavo di grosso. La faccenda è seria, è grave e non posso continuare a far finta di niente. Ho fatto una chiacchierata importante e chiarificatrice col primario e ho capito che finché la malattia non migliora io rimango qui. E questo può voler dire un mese, due mesi, tre mesi, chissà. Potrei rimanere qui veramente per molto tempo, ma soprattutto devo ANCHE cominciare a pensare che potrei non migliorare (visto che in tre anni di malattia non è mai successo) e quindi potrei finire i miei giorni qua dentro. Con questo non sto dicendo che sto morendo. Non sto nemmeno dicendo che sto peggiorando. Sto solamente dicendo che devo vivere alla giornata e prendere in considerazione tutte le ipotesi: la malattia migliora, la malattia si stabilizza, la malattia peggiora. Devo cominciare a pensare con lucidità alla possibilità di morire e di farlo qui. Così come devo pensare alla possibilità di migliorare e di poter riprendere la mia vita fuori da qua. Nessuno può sapere come starò fra un mese; non lo so io, non lo sanno i medici, lo sa solo Dio. Ma io devo essere preparata a tutto. E credetemi: non è facile. Ho sempre pensato di (chiedo scusa per il gioco di parole) non dover pensare alla morte, di arrivarci naturalmente, a settant’anni, ottanta, novanta… E non mi son mai posta troppe domande, la vedevo come una cosa naturale. Pensare, invece, di morire a 33 anni, in un Hospice e completamente lucida, in testa, con tante cose ancora da fare… beh, credetemi che fa un po’ male. E non fa male solo a me stessa. 2)      in maniera del tutto inaspettata, romantica e commovente… “Qualcuno” mi ha chiesto di sposarlo. Sì sì, proprio così: ho ricevuto una proposta di matrimonio in perfetta regola! Ed è stata una proposta di matrimonio così dolce, così vera, così piena d’amore, che neanche nei miei sogni  di bambina avrei potuto immaginarla. Ovvio che gli ho detto di sì. Ovvio che ho pianto fino a singhiozzare. Ovvio che ho cercato di imprimere nella mia testa e nel mio cuore quel momento per non dimenticarlo mai. Ovvio che allo stesso tempo sono passati dalla mia testolina mille pensieri contrastanti fra loro. Ovvio che lo amo e che lui ama me. Ovvio che mi ha reso felice. Ovvio che ho un po’ paura… Vorrei regalargli un matrimonio normale, ma, per l’appunto, non so se sarà possibile. E allora quando ci sposiamo? BOOOHHH!!! Non lo sappiamo. E non sappiamo nemmeno dove: in Chiesa, come sogno io da sempre, o qui in reparto, visto che è possibile farlo. Ci sposiamo a breve o rimandiamo a più avanti con la speranza di uscire da qui? Boh, ci penserò. E penserò alla mia vita, penserò alla malattia, penserò alla morte, penserò all’amore, penserò al matrimonio, penserò alla mia nuova casa, penserò al futuro. E proverò a vivere alla giornata, ancora di più rispetto a come ho sempre fatto. E non importa se stasera non posso esprimere nessun desiderio: Lassù lo sanno quello che vorrei. Col tempo vedremo e capiremo se sono desideri che si realizzeranno oppure no.






Ciao Anna staccato Lisa..... trasmetti, se puoi, quel tuo meraviglioso coraggio a chi ne ha bisogno adesso.

domenica 2 ottobre 2011

Leggendo su facebook...

Oggi su fb sono incappata in una poesia pubblicata da un collega, che la attribuiva ad un capo indiano.... incuriosita dal testo molto bello ma a mio parere non in tono con le pur belle cose scritte o tramandate dagli indiani d'America, ho fatto una ricerca su internet per scoprire che quella persona di nome Oriah Mountain Dreamer è in realtà una scrittrice canadese, che dice di avere tra gli antenati, sicuramente, qualche indiano ma che ad un capo indiano non somiglia per niente :)
Indipendentemente da questa ennesima bufala (internet pullula di questi errori), la poesia mi è veramente piaciuta moltissimo.... e visto che in questo periodo l'ispirazione di scrivere cose mie manca totalmente (potrei, ma scriverei solo note tristissime), regalo ai miei pochi ma preziosi lettori queste parole che mi hanno commossa, pensando di far loro cosa gradita. Ho trovato varie versioni, traduzioni forse personalizzate, ma il senso rimane questo.





L’Invito
(Oriah Mountain Dreamer)

Non mi interessa cosa fai per vivere.
Voglio sapere cosa desideri davvero,
e se sogni di realizzare ciò che il tuo cuore brama.

Non mi interessa quanti anni hai.
Voglio sapere se avrai il coraggio di rischiare di essere giudicato ridicolo per amore,
per il tuo sogno,
per l’avventura di essere vivo.

Non mi interessa quali pianeti siano in quadratura con la tua luna.
Voglio sapere se sei arrivato al nucleo della tua sofferenza fino a toccarla,
se i sentimenti della vita ti hanno fatto sbocciare
oppure inaridito e chiuso in te stesso per paura di altro dolore.
Voglio sapere se riesci a restare in compagnia del dolore,
il mio e il tuo,
senza cercare di nasconderlo,
cancellarlo o di farlo tacere.
Voglio sapere se sopporti la gioia,
mia o tua,
se puoi danzare selvaggiamente
e lasciare che l’estasi pervada ogni tua cellula
senza raccomandarti di essere prudente,
realistico e di ricordare i limiti della condizione umana.

Non mi interessa se la storia che mi stai raccontando è vera.
Voglio sapere se riesci a deludere qualcuno
per mantenerti fedele a te stesso;
se sai sopportare l’accusa di tradimento e non tradire la tua anima,
se riesci ad essere infedele e per questo affidabile.

Voglio sapere se sai vedere la bellezza,
anche quando non è piacevole,
ogni giorno,
e se riesci a trovare la sorgente della tua vita dalla mia presenza.

Voglio sapere se sai accettare i fallimenti,
tuoi o miei,
e restare ancora sulla riva di un lago e urlare:
“SI” all’argento della luna piena.

Non mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai,
voglio sapere se sai alzarti,
dopo una notte di travaglio e disperazione,
stanco e ammaccato fino all’osso,
e fare il tuo dovere per sfamare i tuoi figli.

Non mi interessa sapere chi conosci o come sei giunto fino a qui.
Voglio sapere se resterai al centro del mirino
insieme a me senza tirarti indietro.

Non mi interessa sapere dove o che cosa o con chi hai studiato.
Voglio sapere che cosa ti sostiene quando tutto il mondo crolla.

Voglio sapere se sai stare solo con te stesso,
e se davvero ti piace quel senso di compagnia
che riesci a conservare nei momenti vuoti.




L'ho letta alla tristezza che ho nel cuore.... e lei ha sorriso.


martedì 26 luglio 2011

Cercasi serenità, anche usata.

La serenità diventa negli anni il bene più prezioso, il più anelato, e purtroppo il più raro.

In quale momento della mia vita l'ho persa? In quale angolo buio l'ho lasciata? E perché insieme a lei è rimasta anche  quella meravigliosa spensieratezza che mi faceva ridere di ogni piccola cosa e sapeva darmi gioia anche senza un vero motivo?

Il tempo è un maledetto assassino che si è portato via non solo troppe persone a me care, ma anche sentimenti e stati d'animo che erano parte di me, restituendo al mondo questa signora insoddisfatta e malinconica che sono oggi, questa Anna arrabbiata con un dio in cui non sa e non vuole più credere.

Non mi piaccio così, e aspetto il momento in cui saprò reagire e ritrovare da qualche parte in fondo a me stessa quella riserva che so di avere di entusiasmo, di passioni, di sorrisi di quelli che vengono dal cuore e che non si fermano alle labbra ma sanno illuminare gli occhi; so bene che non mi sentirò sempre così, e che questa mia costante sensazione di oppressione, di inadeguatezza, di disagio e profonda ansia è dovuta agli avvenimenti piombati come uno tsunami nella vita di persone che amo, e la cui angoscia non può non essere la mia angoscia. Ma oggi  niente riesce a darmi quiete; e se di solito guardare un cielo stellato nel silenzio e sentire su di me il respiro dell'universo mi dà pace, camminare a piedi nudi sulla sabbia bagnata in compagnia degli odori e dei suoni del mare mi fa sentire libera, ascoltare vecchie canzoni mi restituisce un po' dell'allegria dei begli anni vissuti, da qualche tempo niente di tutto questo riesce a distogliermi da una tristezza oppressiva che non mi piace ma che purtroppo è diventata mia fedele compagna. Per questo non sto più scrivendo qui, né pubblicando ricette, per questo non mi viene più da scherzare su facebook, per questo il mio lavoro mi appare particolarmente pesante, per questo non trovo le parole da dire a me stessa per regalarmi una speranza, e per regalarla soprattutto alle persone che amo, ed insieme a loro a tutte le persone che vivono l'incubo di questo male ancora troppo  sconosciuto, il cancro. Vorrei tanto saper trovare le parole giuste, e soprattutto la giusta convinzione, per poter loro promettere che un giorno si sveglieranno e scopriranno che il loro mondo felice è tornato al suo posto. Ma se non ci credo io, come posso convincere gli altri?

Stasera però sto vivendo una nuova speranza. Incrocio le dita, invoco il Caso, e piango in silenzio.

sabato 21 maggio 2011

Ridere per vivere: i volontari del sorriso

Queste prime tre settimane di maggio sono state pesantissime: tra lavoro, reperibilità per il coordinamento trapianti di rene e pancreas, corsi di aggiornamento, assistenza alla suocera invalida e lavori in casa (dopo vent'anni ci siamo decisi a mettere un impianto di allarme.... sto in un paesino ma anche qui troppe case sono state violate) ho avuto per me solo ritagli minuscoli di tempo. Ma qualcosa di buono, come in tutte le cose, c'è stato.
Ho seguito un corso molto bello sull'assistenza al bambino ospedalizzato. Mi sono ritrovata molto spesso con le lacrime agli occhi, per l'umanità ed il coinvolgimento molto professionale ma anche emotivo dei docenti: la psicologa e la neuropsichiatra, che ci hanno parlato dell'approccio al bambino che si ricovera, impaurito e frastornato; le infermiere della pediatria oncologica che hanno affrontato vari argomenti tra cui l'approccio al bambino ma anche l'assistenza infermieristica e le metodiche giuste per mettere ad esempio un catetere vescicale o medicare un catetere venoso centrale, un anestesista che ha parlato del dolore del bambino e del fatto che nessun bambino, esattamente come nessun adulto, deve soffrire se c'è modo di togliergli il dolore, e della rianimazione in caso di eventi drammatici come incidenti, annegamenti, eccetera. Di quest'ultima relazione mi sono segnata più di una frase, scoprendo in questo medico che conoscevo solo di vista una grande umanità. Tra le tante, mi ha colpito e stretto il cuore l'ultima, quella con cui ha concluso la sua lunghissima ma mai stancante relazione:

"Chi salva la vita di un bambino salva il mondo intero".

Ma una delle relazioni che mi ha colpito di più. quella che soprattutto mi ha fatto scoprire un mondo praticamente sconosciuto, è stata quella di due clown dottori. Della loro esistenza ovviamente ero a conoscenza. Ma immaginavo il classico clown che fa uno spettacolino per distrarre i bambini ricoverati, magari gratuitamente, e poi se ne va a casa.
La realtà è completamente diversa.
Sono persone  che hanno seguito un corso specifico, un corso che dà loro nozioni di psicologia dell'età evolutiva e relazionale, psicologia del bambino (ma anche dell'adulto) in ospedale, organizzazione igiene e profilassi ospedaliera, il punto di vista dei genitori... inoltre hanno l'obbligo di tenersi continuamente aggiornati con altri corsi e riunioni.
La loro missione, straordinaria: accolgono il bambino e lo seguono in tutto il suo percorso ospedaliero, dalle prime indagini, agli esami invasivi, al dolore, agli interventi, al trapianto, e purtroppo, qualche volta che nessuno di loro vorrebbe vivere ma che fanno fino in fondo, alla morte.
Lo distraggono durante gli esami, lo accompagnano facendolo ridere anche a fare le indagini più dure, coinvolgono i genitori, fanno finte visite per rendere meno difficile quella vera, ed hanno la capacità di restituire il sorriso anche al bambino più impaurito. Mi sono venute le lacrime agli occhi di fronte ad una foto di qualche anno fa. Non avevano il permesso di entrare in camera sterile dopo il trapianto di midollo dei bambini leucemici, situata al primo piano del reparto. La foto li ritrae all'esterno della clinica, sulla pedana di una gru, davanti alla finestra della camera sterile, con il loro camice scarabocchiato ed il loro naso rosso, che attraverso il vetro fanno sorridere con smorfie e scenette mimate il bambino trapiantato. Questo pur di non abbandonarlo, neanche in un momento in cui solo i genitori ed i medici, bardati come astronauti, possono stare con il bambino.
Da due anni, possono entrare anche loro. Bardati anche loro, con mascherina, camice sterile, cappellino. Non possono portare dentro neanche un giocattolino. Unica concessione, il naso rosso di plastica, ovviamente sterilizzato. E soprattutto portano dentro la loro grande magia, la capacità di ridare il sorriso a questi bambini sfortunati.

Concludo qui... con qualche foto presa da internet. Cliccando sull'ultima andrete sulla pagina della loro associazione, che si chiama "Ridere per vivere".







 

E chiudo con un gran magone, perché i bambini non dovrebbero mai soffrire, e perché il mio cuore di mamma sanguina di fronte ad ogni bambino ammalato.

lunedì 9 maggio 2011

Un bel ricordo :)

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Oggi apro facebook e ci trovo con gioia questa foto inviatami dal mio ex allievo: ce l'hanno scattata il giorno in cui si è laureato… mi ha fatto troppo piacere per non condividerla :)
Certo che così scarruffata e un po’ troppo casual sfiguro un bel po’ di fronte alla sua eleganza… ma pazienza, venivo da una dura mattinata di lavoro e l’importante era essere lì con lui!!!

sabato 9 aprile 2011

Correndo nel verde


Dopo un inverno pigro e mangereccio, ho messo su qualche chilo e prima che venga il momento di tirar fuori il costume mi sono imposta un po’ di dieta e soprattutto un po’ di attività fisica.
Non ho tempo per frequentare una palestra ma abito praticamente in campagna, ho la possibilità di stare lontano da traffico e rumori e così, con l’arrivo delle prime e tanto sospirate belle giornate ho iniziato a fare qualche corsa sull’argine dell’Arno, vicino a casa. Non ho fiato e sono terribilmente fuori forma, così su un’ora corro davvero sì e no mezz’ora ma……..


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… ma mi godo uno spettacolo gratuito ed ogni volta diverso, organizzato dalla natura in collaborazione con la primavera.

Correte con me… vi piacerà.


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Eccoci sul sentiero sull’argine… profumo di erba e fiori.


   
img 405In lontananza le Apuane.    
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  Ed un meraviglioso campo fiorito di patate.
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Quanti fiori selvatici… Nel silenzio, solo la cadenza dei miei passi, del mio respiro un po’ affannato, dei versi di uccelli nell’azzurro incredibile di questo cielo


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Quando arrivo qui so che è il momento di tornare indietro, ma prima mi godo questi colori incredibili, e la torretta di Caprona in lontananza. E’ il 24 marzo, e guardate l’albero…


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  … e guardatelo di nuovo, il 5 aprile!


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Eccoci sul sentiero di ritorno, lo stesso spettacolo con un’altra luce…

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Qualcuno si gode il sole!!!

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… mentre arrivo verso casa, un momento di tristezza e di ricordo. In questa chiesa, il primo giorno di quest’anno, il nostro parroco di sempre si è accasciato davanti all’altare stroncato da un infarto. Io non sono né credente né tantomeno praticante, ma lui era una bravissima persona che ho avuto modo di apprezzare molte volte per la sua umanità. Ha benedetto la mia casa vent’anni fa, quando ne ho preso possesso, ha battezzato la mia bimba più piccola facendo salire sull’altare tutti i bambini presenti in chiesa, ha preparato per la prima comunione entrambe le mie bimbe e per la cresima la più grande. Ma questa era la sua missione, e non è per questo che l’ho amato. Era un uomo umile, modesto, che è sempre stato presente per chi ne aveva bisogno, che ogni famiglia campigiana amava, che ha partecipato alla vita di ogni famiglia e che nello stesso modo  ha reso partecipe l’intero paese alla sua vita ed a quella di sua mamma ultracentenaria; un uomo che ha sempre dichiarato di voler essere il primo parroco ad essere sotterrato nel cimitero di Campo, un uomo che per i suoi cinquant’anni di sacerdozio ha ricevuto affetto oltre che doni da tutto il paese, un uomo che ha saputo attirare in chiesa anche persone come me, per la sua grande gentilezza ed il suo silenzioso ma concreto anticonformismo. Un esempio per tutti… io ho sempre lasciato libere le mie figlie di decidere se frequentare o meno la chiesa ed il catechismo. La mia piccola, celiaca da quando aveva quattro anni, voleva fare la prima comunione e si è posto il problema dell’ostia, che per la chiesa deve (maledizione!) contenere per forza grano…. così andai da lui (era sempre disponibile) e con grande decisione gli dissi che volevo che mia figlia facesse la comunione come gli altri, e non con il vino. Volevo che quel giorno non fosse per lei motivo di discriminazione. E stavo per aggiungere che se non fosse stato così, l’avrei convinta a non fare la comunione…. ma non ce ne fu bisogno, perché lui mi fermò posando la sua mano sulla mia e mi disse di stare tranquilla, che per lui tutti i bambini sono uguali, che avrebbe consacrato quello che volevo, anche un pezzo di cracker senza glutine, perché la chiesa non avrebbe approvato ma Dio sì. E così fu. Anzi, nel frattempo fu raggiunto un accordo tra AIC e chiesa, e fu prodotta un’ostia che contenesse sì glutine, ma una quantità infinitesimale che teoricamente (mah…) non fa danni. E lui si procurò queste ostie e per non far vedere che a lei la dava diversa… le consacrò tutte e in quel giorno di festa le usò per tutti i bambini.
A chi non ha un figlio celiaco questo sembrerà “niente”. Per me fu tutto. Si sarebbe messo contro i suoi superiori per far sì che mia figlia non si sentisse diversa dagli altri. E silenziosamente, ha comunque fatto in modo che quel giorno tutti i bambini fossero uguali.
Se un parroco si è fatto amare indistintamente da tutti quelli che l’hanno conosciuto, è stato lui. Al suo funerale, l’intero paese piangeva, sentendosi orfano per sempre. La sua bara, portata in spalla dai ragazzi che tanto lo amavano nel chilometro che separa la chiesa dal cimitero, è stata deposta come lui aveva sempre chiesto nella terra di Campo, primo parroco a riposare in quel cimitero.
E nel guardare la sua chiesetta ancora vuota, la sua casa, il suo giardino, avrò per sempre il nodo in gola… perché lui è stato l’unico parroco che chiamavo e chiamerò per sempre il “mio” parroco.




Vi lascio con questo bouquet che una fioraia di nome "Natura"  mi ha regalato........
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… ed auguro uno splendido fine settimana a chiunque passerà da qui :)

mercoledì 30 marzo 2011

I nostri giovani, il futuro


Dopo un periodo di pessimismo nero (e come non provarlo, con quel che sta succedendo nel mondo) ieri ho visto finalmente uno spiraglio per un futuro migliore,  ho sorriso come non facevo da tempo, e mi sono sentita orgogliosa per l'impegno enorme di dieci ragazzi anche se ne conoscevo  uno solo.



Tra i miei tanti impegni, in questi ultimi mesi ho dato una mano ad un allievo infermiere (da ieri dottore in infermieristica) per la stesura di una tesi decisamente inusuale e difficile sull'assistenza infermieristica ai pazienti trapiantati di fegato durante la procedura di fotoaferesi. Ne è venuto fuori un bellissimo lavoro di cui ci siamo sentiti entrambi orgogliosi, e benché io non abbia potuto, come lui tanto avrebbe desiderato, essere il suo relatore dato che non sono professore universitario, ho fatto salti mortali per essere presente alla sua discussione, per l'appunto ieri pomeriggio. C'ero andata per lui, per offrirgli fino in fondo la mia solidarietà e la mia esperienza, per vederlo attraversare il traguardo della laurea dopo tanta fatica, e pensavo di assistere alla sua discussione e poi andarmene.... e invece ci ho passato il pomeriggio, ascoltando con interesse e meraviglia ognuna delle dieci tesi discusse, ammirando l'impegno di questi ragazzi giovanissimi, il loro entusiasmo per questa professione tanto difficile, il loro contributo  per renderla  più valorizzata, considerata, autonoma, preziosa. Ho rivisto in loro il mio entusiasmo di tanti anni fa, quando ho scelto il mio lavoro sapendo a quanti sacrifici andavo incontro ma anche determinata a farmi valere, a cercare di rendere più qualificata e valorizzata questa figura tanto sottovalutata e bistrattata, per non dire a volte disprezzata. Nei trentacinque anni passati dal giorno in cui ho messo piede per la prima volta nella scuola infermieri, a quel tempo scuola regionale cui si accedeva dopo soli due anni di superiori, non ho mai perso il mio entusiasmo, non ho mai pensato di cambiare lavoro, ho perfino preso il diploma di maturità e poi la laurea per non sentirmi un passo indietro rispetto alle nuove leve, e ricordo con orgoglio ed emozione il giorno in cui, ultraquarantenne, ho discusso la mia tesi in quella stessa aula magna dove ieri mi sono emozionata di fronte a quei dieci ragazzi che ho ascoltato uno per uno con l'orgoglio di una mamma. Avrei voluto far loro i miei complimenti, abbracciarli, dire loro di non mollare mai, di non perdere mai questa loro voglia di fare, di dimostrare al mondo quanto bella è la nostra professione, di non lasciarsi mai sopraffare dalla routine ospedaliera che troppo spesso schiaccia la volontà e l'entusiasmo anche dei più volonterosi. E come donna mi sono sentita orgogliosissima delle due belle ragazze, tanto belle da poter essere fotomodelle, che hanno ottenuto tra applausi e lacrime centodieci e lode ed il complimento sincero del direttore del corso di laurea.... in un momento in cui l'immagine della donna che l'Italia sta offrendo al mondo è purtroppo  ben diversa da quella vista ieri, ed in cui sembra quasi che una bella donna possa desiderare solo di diventare una escort o una velina... bellissimo sentirle parlare delle loro ricerche, sentire la loro passione ed il loro amore per questo studio tanto difficile e per questa professione tanto bella quanto poco amata.






Sono uscita dall'aula magna con un sorriso felice stampato in faccia, ed ho camminato per le strade di Pisa continuando a sorridere, con negli occhi l'immagine di una bella e sana gioventù, del mio ex allievo commosso mentre mi regalava i suoi confetti rossi ed una stampa della sua bella tesi, dei suoi genitori emozionati ed orgogliosi, della gioia di questi ragazzi contornati da amici e parenti in uno dei momenti più belli della loro vita. Ho ancora il nodo in gola mentre lo racconto, e terrò in un angolo del mio cuore, tra i ricordi migliori, quelle ore che mi hanno fatto fare pace con questa generazione.

martedì 15 marzo 2011

… domani è troppo tardi


Un tempo credevo fermamente che al di là della vita ci fosse un’altra vita. Poi ho smesso di crederci fermamente, ma ho continuato a pensare che quella parte di noi che ci distingue dagli altri sette miliardi o quasi di esseri umani non può morire con il nostro corpo, e continua a vivere sotto altra forma. Ci ho voluto credere con tutta me stessa, soprattutto quando sono morti i miei più cari amici in un incidente stradale (ne parlo qui) e mi è sembrato  di impazzire dal dolore. Adesso non so più a cosa credere… sono confusa e non riesco a pensare ad altro che al fatto che troppo spesso la morte ti toglie persone amate, ed ogni volta fa più male.
Sono passati tantissimi anni dal giorno in cui sono morti Aldo e Paolo, ma il mio dolore è sempre lì,  e mi colpisce ogni volta che penso a loro, che ricordo la loro voce, che rivedo il loro sorriso rimasto giovane, e tento, senza riuscirci, di immaginarli invecchiati, con capelli bianchi e rughe, con la meravigliosa follia dei vent’anni ammaccata dalla vita.
… La vita. Che ti sommerge, ti fagocita, ti impedisce di vivere. Che ti costringe a correre, a non soffermarti mai come vorresti sulle cose importanti perché non ne hai il tempo, che troppe volte ti fa dire “domani” quando pensi che non vedi un amico da troppo tempo, che non sai niente di lui da mesi, da anni, e ti chiedi perché è successo e ti giuri domani lo chiamo, domani ci vado.
Poi succede che domani è troppo tardi. Che lui non c’è  più. Che non mi farà più ridere con le sue battute sempre pronte, che non potrò più chiedergli come stai, e non potrò più bere il suo caffè. Che non ho potuto salutarlo perché se n’è andato così, all’improvviso, e tutto il tempo che non ho trovato mi pesa come un macigno mentre guardo la sua bara uscire dalla chiesa, e rivedo accanto a me troppe persone che non vedevo da anni , persone che come me lo hanno amato, hanno amato la sua allegria, il suo sorriso, la sua disponibilità, e come me sono esterrefatte e non riescono a crederci, e come me hanno condiviso un po’ del loro cammino con lui,  e lo hanno fatto con gioia.
   E soprattutto guardo te… la mia amica di sempre, quella della mia adolescenza tormentata, e della mia gioventù complicata, quella con cui ho diviso tanta parte della mia vita, e da cui la vita mi ha fatto allontanare piano piano senza che me ne rendessi conto fino in fondo… e guardo il tuo meraviglioso bambino che non piange e per questo mi strazia ancora di più e mi chiedo di quanta forza avrai bisogno adesso, e dove andrai a prenderla che dietro quella tua apparenza dura sei più fragile di un fuscello al vento.

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Rientrerò a piccoli passi nella tua vita, piano piano, in punta dei piedi, per non disturbarti, perché troppe volte ho pensato la vado a trovare, la chiamo, e troppe volte ho rimandato a domani. E non voglio più, mai più pensare che domani è troppo tardi, e mai più voglio fermarmi all’incrocio della morte e realizzare che ho corso troppo ed inutilmente, visto che quello stop alla fine mi ha costretta a frenare. Tanto valeva andare più piano…. e godermi i posti attraversati, ed i miei compagni di viaggio;  e piangere per chi se ne va, ma senza sentirmi in colpa per aver pensato che avevo la vita davanti per rivederlo. La vita è troppo breve ed imprevedibile per crederci ancora.

sabato 26 febbraio 2011

Dolore


Sono rientrata oggi dalla montagna e stavo per pubblicare un post allegro, con le mie foto sugli sci… poi mio marito mi ha chiamata alla tv con tono grave.
Una notizia che temevo di sentire prima o poi. Che non volevo.


images Hanno ritrovato Yara. Anzi, il suo corpo in stato di avanzata decomposizione. Ed il mio cuore di mamma sanguina.
Che dire… solo che provo un forte dolore. E se lo provo io così forte… non oso neanche pensare a quello che provano i suoi genitori. Se penso alle mie figlie ed ai rischi che corrono ogni giorno solo per essere giovani, fresche, belle… sento una mano stringermi forte lo stomaco. E’ che non si possono proteggere per sempre. Lo fai quando sono piccolissime, e comunque neanche allora puoi farlo in ogni attimo della loro e della tua vita. Poi crescono, non sono più tue, appartengono al mondo ed è giusto così, ed ogni volta che ritardano, ogni volta che non ti rispondono al cellulare, ogni volta che non sai per certo dove e con chi  sono, quella mano torna a stringere. Sei serena solo quando ti sono vicine. E nemmeno.
Che ti sarà successo Yara… quanta paura avrai avuto, quanto avrai sperato che qualcuno ti salvasse?

Invidio in questo momento chi ha fede, e trova risposte che io non trovo.

giovedì 17 febbraio 2011

♥ ♥ ♥... Così mi vedono le mie figlie :)) ♥ ♥ ♥

Stasera, sul letto con il pc sulle ginocchia, collegata a facebook e ad altri tre o quattro siti, ricevo un piccolo avviso di posta su fb. Apro, leggo e scoppio a ridere: mia figlia Silvia mi aveva inviato questo racconto che a quanto pare imperversa da qualche giorno su facebook:


 Marito e moglie stanno guardando la tv quando lei dice 'Sono stanca, è tardi, penso che andrò a letto'

Va in cucina a preparare i panini per l'indomani. Sistema le tazza per la colazione, estrae la carne dal freezer per la cena del giorno dopo, controlla la scatola dei cereali, riempie la zuccheriera, mette cucchiai e piattini sulla tavola per la mattina successiva. Poi mette i vestiti bagnati nell'asciugatore, i panni nella lavatrice,s tira una maglia e sistema un bottone, prende i giochi lasciati sul tavolo, mette in carica il telefono, ripone l'elenco telefonico e dà l'acqua alle piantine.

Sbadiglia, si stira e mentre va verso la camera da letto, si ferma allo scrittoio per una nota alla maestra, conta i soldi per la gita, tira fuori un libro da sotto la sedia e aggiunge tre cose alle lista delle cose urgenti da fare. Firma un biglietto d'auguri per un'amica, ci scrive l'indirizzo e scrive una nota per il salumiere e mette tutto vicino alla propria roba.Va in bagno, lava la faccia, i denti, mette la crema antirughe, lava le mani, controlla le unghie e mette a posto l'asciugamano.

'Pensavo stessi andando a letto'.... commenta il marito!!! Ci sto andando, dice lei.

Mette un po' d'acqua nella ciotola del cane, mette fuori il gatto, chiude a chiave le porte e accende la luce fuori. Da' un'occhiata ai bimbi, raccoglie una maglia, butta i calzini nella cesta e parla con uno di loro che sta ancora facendo i compiti. Finalmente nella sua stanza. Tira fuori i vestiti e scarpe per l'indomani, mette la vestaglia, programma la sveglia e finalmente è seduta sul letto.

In quel momento, il marito spegne la tv e annuncia: 'Vado a letto'.Va in bagno, fa la pipì', si gratta il sedere mentre dà un'occhiata allo specchio e pensa:  'che PALLE domani devo fare la barba'.... e senza altri pensieri va a dormire.

Niente di strano non vi pare????
Ora chiedetevi perché le donne vivono più a lungo!!!
Perché sono fatte per i percorsi lunghi (e non possono morire perche' prima hanno molte cose da fare).

Dedica questo link alle donne fenomenali che conosci e magari anche a qualche uomo che non fa mai male.

E poi???????????????????????

PUOI ANDARE A LETTO! :-)))))


Il commento di Silvia: mamma, questa sei proprio tu, che dici vado a letto e dopo due ore vengo a salutarti e sei sempre sveglia a fare qualcosa!

Sto ancora ridendo quando arriva il numerino rosso di una notifica: clicco e... no!!! Mia figlia Erika mi ha spedito lo stesso link a distanza di pochi minuti!!!!!!! Con un commento che dice  mamma, tu tutte queste cose non le fai, ne fai di più!!! Scoppio di nuovo a ridere e scendo a salutarle: ehi, ma vi siete messe d'accordo? Mi guardano stupite, poi capiscono e ridono, nessun accordo, hanno solo avuto lo stesso pensiero, quella sei tu mamma! E rido anch'io abbracciandole,  felice di essere come sono, e felice di avere due figlie che mi amano per quello che sono!

♥ ♥ ♥... e adesso me ne vado a letto, finalmente!  ♥ ♥ ♥


P.S. ebbene sì, lo confesso, siamo in quattro ed abbiamo tre portatili......... anzi a dirla fino in fondo quello fisso, il quarto, è in riparazione!!!!! Però è l'unico lusso che ci concediamo, giuro!!!!!

lunedì 14 febbraio 2011

Un contest-candy ed il mio amore per Pisa


Impegnativo, ho pensato inizialmente quando ho letto di questo contest-candy sul blog di Erica. Poi però mi sono detta: adoro fare foto, adoro la città in cui vivo, adoro le ricette pisane doc.... allora perché no???

Inizio allora dalla foto... la ricetta verrà dopo, perché non valgono quelle già pubblicate. Ne approfitterò per realizzarne una che ho visto preparare (e assaggiato) in uno dei corsi di cucina di Antonio Malanca, grande maestro di cucina e simpatia! Una poesia di profumi e sapori... non dico ancora di quale ricetta si tratta, devo prima essere sicura di saper fare onore ad Antonio! :))

La mia foto invece eccola... scattata sui lungarni di Pisa in una bella giornata di sole, scelta dopo molte indecisioni perché di Pisa ho veramente tante belle foto. Questa però la amo particolarmente, con i suoi colori inusuali, perché il Palazzo Blu di Pisa è unico nel suo genere, ristrutturato da poco e tornato, dicono, al suo colore originale.

Pisa è bellissima, purtroppo conosciuta solo per la sua torre pendente, splendida anche se non fosse pendente, va detto, inserita nel contesto di una piazza straordinaria.
Ma Pisa non è solo la torre pendente, è una serie di affascinanti e stretti vicoletti medievali, è una sfilza di piazze e piazzette magnifiche (piazza dei Cavalieri è secondo me una delle più belle d'Italia), è un susseguirsi di scorci antichi, di logge, portici, archi, finestre gotiche o romaniche, è un lungarno che non ha niente da invidiare a quello di Firenze per la bellezza dei palazzi, mentre va detto che non ha neanche un ponte lontanamente paragonabile all'incredibile Ponte Vecchio. I Lungarni, soprattutto con il sole ed il fiume calmo, con i palazzi antichi che si specchiano nell'acqua da secoli e secoli, sono forse la parte di Pisa che amo di più. Ecco perché alla fine ho scelto una foto del Lungarno, anche se il fiume non si vede. Ma i Pisani riconosceranno il magnifico Palazzo Blu contornato da tetti e palazzi dai colori più classici del suo.



Io non sono nata a Pisa, bensì come ho già avuto modo di dire, a Napoli. Napoli per me rimane la mia origine, la mia famiglia, il mio dialetto, le mie radici. Pisa però mi ha accolta a braccia aperte ben trentasei anni fa. A Pisa ho vissuto la mia adolescenza, ho fatto le superiori, il corso infermiera, a Pisa ho vissuto il mio primo amore, mi sono fatta delle amicizie e delle inimicizie, ho imparato il  mio primo ed unico lavoro, a Pisa mi sono sposata (nella magnifica chiesa romanica di San Michele degli Scalzi) con un pisano doc, a Pisa sono nate le mie splendide figlie. A Pisa, città universitaria, ho preso la mia laurea in infermieristica (per pura soddisfazione) alla veneranda età di quarantadue anni, portando una tesi applauditissima sulla celiachia (poteva mai essere diversamente?).

Considerando che sono nata in un posto, cresciuta in un altro (Svizzera), passata da un altro ancora (Piemonte) e poi atterrata qui..... capite che per me "la mia terra" non è esattamente una cosa chiarissima. Forse per questo il candy di Erica inizialmente mi era sembrato così impegnativo. Poi ho deciso: Pisa è per me quanto più di somigliante ci sia al concetto di "mia terra", e la amo moltissimo. Quindi partecipo, al candy con la foto, al contest con una ricetta.

E visto che le ho fatto tutta questa pubblicità, ecco qualche altra foto di Pisa e dintorni:



La chiesa della Spina riflessa nelle acque dell'Arno



I retoni di Bocca d'Arno


Uno scorcio di campagna, coi monti pisani dietro


La Torretta di Caprona, coi monti devastati da un terribile incendio circa un anno fa




La magnifica cinquecentesca Pieve di Santa Giulia


Campagna

La Cittadella, antico porto di Pisa


La facciata di uno dei magnifici palazzi sul Lungarno 



Un altro dei caratteristici antichi retoni di Bocca d'Arno

     


I Lungarni (in alto a sinistra il Palazzo Blu)

Un altro scorcio della campagna pisana


... ed a rappresentanza delle meravigliose amiche che Pisa mi ha donato, la mia adorata Agnese!


P.S.: e piazza dei Miracoli con la sua torre pendente? Beh... splendida, ma di quelle è inflazionato internet, quindi ve le risparmio!


P.P.S.: Questo post in realtà l'ho copiato dal mio blog di cucina "Ai fornelli con la celiachia" ma ho pensato che stia bene anche qui. E qui aggiungo qualche fotografia, purtroppo non mia, della giornata di ieri e della manifestazione alla quale avrei tanto voluto partecipare... ma faccio un lavoro in cui le emergenze non si possono rimandare al lunedì, per cui purtroppo ho dovuto lavorare. Col cuore ero lì, sui Lungarni, sotto la pioggia con queste meravigliose donne con le quali avrei veramente tanto, tanto voluto manifestare. Mi consolo pensando che qui sarei stata utile, ma dove mi sono recata ero indispensabile.


 

Infine... Buon San Valentino a tutti/e quelli/e che capiteranno qui oggi :))